Storia sentimentale dell'astronomia
La retina è una parte del cervello che si è modificata per essere sensibile alla luce. Ha una superficie di sei centimetri quadrati ed è composta da
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. Com’è inevitabile, assorbe un po’ di luce lungo il tragitto tra il cristallino e la retina e la sua trasparenza si degrada con l’età. A cinquant’anni
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, nebulose come quella di Orione lontana 1800 anni luce, ammassi globulari come M13, a 25 mila anni luce nella costellazione di Ercole, formati da mezzo
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Parrinello e Roberto Car del Politecnico di Zurigo. A catturare la luce è un gruppo di quattro atomi (soltanto quattro tra le decine di migliaia che
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La luce di Newton
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Stabilito che il prisma non aggiungeva colori ma li separava, a ulteriore dimostrazione della natura composita della luce bianca, con un altro
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Newton arrivò al telescopio a specchio dopo la scoperta che la luce bianca risulta da una mescolanza di colori diversamente rifratti nei prismi (e
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La luce della galassia di Andromeda che arriva oggi a noi, esemplari di Homo sapiens, partì prima che Homo erectus incominciasse ad alzare lo sguardo
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Accertato che il raggio della luce solare potesse passare attraverso le colonne della navata centrale e stabilito che a Bologna l’altezza minima del
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Cassini, Roemer e la velocità della luce
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La luce di Roemer
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A dimostrare che, pur essendo grande, la velocità della luce non è infinita, aveva provato Galileo Galilei. L’esperimento, riferito nei Saggi dell
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Roemer morì in seguito a calcoli renali il 19 settembre 1710, trentacinque anni dopo la scoperta della velocità della luce, annunciata il 22
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danese Ole Roemer (1644-1710), fin dal 1675 aveva compreso che quel ritardo era dovuto alla velocità finita della luce: l’eclisse si verificava
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Tornando a Gian Domenico Cassini, sul fronte osservativo, c’è ancora da registrare, nella primavera del 1692, la scoperta di una strana “luce
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. Boskovic, si è detto, condivideva la teoria corpuscolare della luce elaborata da Newton. Questa teoria fu in auge nel Settecento ma venne abbandonata
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confrontare la luce del Sole con quella del pianeta tenendo conto della distanza tra di essi e di entrambi dalla Terra, nonché della percentuale di luce
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Falso allarme: Bradley e l’aberrazione della luce
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“fisica” indubitabile del sistema copernicano, diversa dalla parallasse sognata da Galileo ma altrettanto inoppugnabile); 2) la velocità della luce era
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Tanto per togliere la curiosità a chi legge, oggi sappiamo che la distanza di Eltanin, una stella gigante color arancio, è di 148 anni luce, il che
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direzione. Aveva scoperto quella che fu poi chiamata “aberrazione della luce”: poiché la Terra si muove intorno al Sole alla velocità di 30 chilometri
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Giochi di luce mondani
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Nel 1849 Hippolite Fizeau tentò una misura diretta inviando un raggio di luce tra il terrazzo della casa dei suoi genitori a Suresnes e Montmartre
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luce. Pure in questo caso c’è una connessione con la scala del sistema planetario e quindi con la parallasse solare. Per primo Roemer aveva dedotto
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lato c’era una ruota dentata che con i suoi 400 denti interrompeva a intervalli regolari un raggio di luce, dall’altro lato uno specchio rotante a 400
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Pare incredibile, ma ancora a metà dell’Ottocento mancava una prova diretta della rotazione della Terra. C’era l’aberrazione della luce trovata da
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decenni del Seicento i telescopi avevano aumentato enormemente la quantità di luce raccolta ma il sensore sul quale la luce si concentrava era pur sempre
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(brillante di luce propria) e, più vicine a noi, le stelle. Evidentemente non conosceva il fenomeno dell’occultazione di stelle da parte della Luna
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Nell’anno 1800 William Hershel ripeté l’esperimento di Newton: con un prisma suddivise la luce bianca del Sole nello spettro dei suoi colori. Ma fece
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quantità di luce. Per studiare meglio il fenomeno usò tre termometri e li spostò in corrispondenza dei vari colori. Stranamente, il calore era
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moderna. Nonostante i lavori di Hershel, Ritter e Melloni, la luce visibile rimase protagonista per decenni, e non soltanto perché grandi telescopi
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sodio quando i suoi elettroni vengono eccitati: la luce giallastra delle lampade stradali è dovuta all’emissione degli atomi di questo elemento.
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passare in un prisma la luce delle sei stelle più brillanti, e notò una differenza netta tra lo spettro bianco-azzurro di Sirio e quello rosso
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I primi astrofisici dovettero affrontare il problema di distinguere le righe spettrali appartenenti al Sole, alle stelle e alla luce riflessa dai
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. La Piccola Nube di Magellano secondo la sua stima sarebbe stata ad appena 30 mila anni luce, un sesto della distanza vera. Per di più un errore di
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Einstein rincorre la luce
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Sappiamo già che all’età di 16 anni Einstein sognò, o semplicemente immaginò, di correre al fianco di un raggio di luce: come gli sarebbe apparso
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Nel marzo del 1905 Einstein parlò della questione della velocità della luce con l’amico Michele Besso senza venirne a capo. Ma tornando a casa in
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’erano due semplici postulati: 1) le leggi fisiche sono identiche in tutti i sistemi inerziali; 2) la velocità della luce è costante ed è la massima
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Einstein ne aveva in mente altre due. Stando alla sua teoria, la massa del Sole avrebbe dovuto agire sulla luce emessa dalla stella spostandola verso
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, analizzando la luce emessa da corpi assai più massicci del Sole gli astronomi sono riusciti a verificare questo effetto della relatività generale.
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con la teoria della “luce stanca”.
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quindi con alta velocità di allontanamento (3C 273, per esempio, fugge a 44 mila chilometri al secondo, un sesto della velocità della luce). Alcuni erano
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sono meno della distanza del Sole ed equivalgono a 0,000014 anni luce, mentre la stella più vicina è a 4,3 anni luce e i confini del cosmo sono a 13, 7
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Nube di Magellano a 170 mila anni luce dalla Terra. Ancora aperta e difficilissima è la caccia ai neutrini cosmologici.
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Benché queste particelle siano così difficilmente afferrabili, lo studio del cielo nella “luce” dei neutrini è di grande interesse: può darci notizie
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A fine ottobre tutti persero di vista la stella perché ormai tramontava quando il Sole era appena sotto l’orizzonte: la luce del crepuscolo e la
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giorno e della notte ma anche il fenomeno della luce cinerea (già perfettamente interpretato da Leonardo e Galileo).
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Non è l’ingrandimento la cosa più importante, ma la quantità di luce che il telescopio può raccogliere, e questa dipende esclusivamente dal diametro
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cellule mediane si dividono in due liberando l’occhio. Tre mesi prima di nascere i feti sono in grado di percepire la luce attraverso il ventre materno, ma
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